Il capocannoniere del girone B si racconta ai nostri microfoni
È arrivato senza clamore, ma si è già preso tutto. Un impatto devastante prima in campo e poi fuori, 19 reti in sette partite e vetta solitaria della classifica cannonieri del girone B, un mantra che inizia con la F e una voglia di giocare sul manto verde ritrovata. Ludovico Mauro è stato uno degli acquisti dell'estate di rifondazione della Seleçao, oggi ne è già un leader. Abbiamo scelto di aprire con lui il 2025 appena arrivato, che per noi è il sedicesimo (!) di vita: tra poco sarà di nuovo tempo di battaglie, chi meglio del bomber per salutare il nuovo anno?
Sei entrato in questo gruppo in punta di piedi ma ne sei già un punto fermo: un primo bilancio di questi mesi?
"Sono arrivato in punta di piedi, è vero, perché penso sia il modo corretto di entrare in una nuova realtà, in qualsiasi contesto e non solo nel calcio. Per me personalmente l'obiettivo è ritagliarsi gradualmente uno spazio e un ruolo importante agli occhi degli altri, affinché vedano in me una risorsa in più. Ho trovato un gruppo di ragazzi splendidi, forte anche dell'annata scorsa: mi sono aggiunto con l'intento di portare qualcosa in più a livello umano e di spogliatoio, poi ovviamente anche in campo. Se mi rendo conto che questi due punti di vista sono stati soddisfatti (e così è) per me è il massimo. Il bilancio fin qui non può che essere ottimo".
Mai nessuno in 15 anni di Seleçao aveva segnato così tanto (19 gol). È una candidatura ufficiale alla classifica cannonieri?
"È curiosa come statistica, non la sapevo. Ho sempre cercato anche nel calcio a 11 di anteporre la squadra agli obiettivi individuali, perché viene prima l'obiettivo di gruppo. È così anche ora: a me preme che la squadra vinca e si diverta, che stia bene insieme, esattamente come sta accadendo. Ovvio, fa piacere essere in testa alla classifica e dico sì, mi piacerebbe essere re dei bomber. È un obiettivo, però, che ribadisco viene dopo quello collettivo".
Secondo te questa squadra dove può arrivare?
"Penso che possa arrivare molto lontano. Sono convinto che ci sia un gruppo valido, sia a livello umano che tecnico. Vedo un organico completo, ottimi marcatori in difesa, esterni che corrono con il vizio del gol, fantasisti in mezzo al campo, davanti giocatori bravi e un buon portiere. Ripeto sempre a tutti i compagni che 'sta a noi', perché la squadra ha dimostrato che ha tutto per arrivare davanti alle avversarie. La classifica dice che siamo a -2 dalla vetta dopo sette partite, ne mancano 15 e sono convinto che chi la dura la vince: lavoro e sudore ripagano. Anche con questa squadra i frutti arriveranno".
Una delle grandi risorse è il gruppo e tu ne sei uno dei principali interpreti. Qual è il segreto di questa unione?
"Il segreto è uno zoccolo duro preesistente, unito da tanti anni, già da tanto prima del mio arrivo. Si respira tutto questo. Poi, in aggiunta, è arrivata una somma di elementi che sono andati a corroborare una grande alchimia. Questo si vede in campo, nelle serate, non ci sono mai stati dissidi oltre il normale: vivo un clima favorevole alla squadra e al gruppo, remiamo tutti dalla stessa parte e questo è ciò che serve".
Ci racconti la tua voglia di rimetterti in gioco dopo aver lasciato il calcio a 11? Che cosa ti ha spinto a riprendere da dove avevi lasciato?
"Questa è una domanda cui mi fa molto piacere rispondere. Da due stagioni ero fermo, la mia storia col calcio è cominciata a 7 anni ed è finita a 21 dopo tanti anni a Scandicci e diversi campionati che mi stimolavano a provare a far diventare il calcio un lavoro. In Italia ci sono spesso situazioni che però non dipendono da noi stessi: nonostante fossi arrivato fino alla Serie D e per me fosse quasi un lavoro part-time mi sono fermato per inseguire la passione del giornalismo e gli studi. Ho scelto di mettere da parte qualcosa che mi soddisfaceva e mi gratificava per dedicarmi a lavoro e studio: mi ha fatto molto male anche dire di no quando la voglia era tanta. Nonostante questo penso di aver fatto la scelta giusta. Dopo due anni ho trovato ciò che a me serviva davvero: volevo "rientrare" con qualcosa che mi desse modo di sfogarmi come se fosse calcio vero e proprio, potendomi dedicare anche ad altro. Ho sposato volentieri questo campionato ed è stato esattamente ciò che cercavo: non avrei potuto prendere decisione migliore, la rifarei mille volte".